L’Italia è uno dei Paesi più indebitati al mondo nonostante gli italiani abbiano sui loro cc denaro per un importo maggiore della metà di questo debito: incentivando gli italiani ad investire una parte della loro ricchezza ferma sui cc in investimenti socialmente utili rilanceremmo il Paese migliorando la qualità della vita.
Finanza Olistica si offre per aiutare le istituzioni pubbliche a trovare delle soluzioni innovative e tecnologiche.
Finanza Olistica riesce a trasformare cubature inutilizzate che deperiscono nelle mani degli enti pubblici in strutture sanitarie, impianti sportivi, senior housing, student housing, ecc. che possono contribuire a migliorare la qualità della vita della nostre comunità.
Per realizzare questa trasformazione è necessario che l’economia pubblica e privata trovi un punto di coesione ed includano nei progetti i loro intelocutori: l’economia partecipativa.
Verso un unico obiettivo che massimizzi le utilità di ognuno.
Gli utenti sono al centro dell’interesse pubblico che mira a soddisfare i bisogni collettivi. I clienti sono al centro dell’interesse privato perché espressione della domanda di quello che producono. In realtà non esiste nessuna differenza sostanziale tra bisogno e domanda, ma due soggetti differenti per soddisfarli, perché diversi sono gli obiettivi. Se riesco a soddisfare contemporaneamente un bisogno collettivo e una domanda di bene o servizio, ho trovato un punto in cui obiettivi differenti confluiscono in una direzione unica, e quindi capacità imprenditoriale e potere pubblico concentrano le loro peculiarità su un obiettivo comune. Se questi soggetti sono riusciti ad individuare un bisogno non soddisfatto, ci sarebbe qualche preclusione a coinvolgere i cittadini nella parte finanziaria del progetto? Ovvio che no.
Perché un imprenditore dovrebbe scegliere questo percorso?
In un sistema economico avanzato non è facile trovare nuovi mercati. Tutto sembra essere stato fatto o inventato, e fare innovazione richiede investimenti decisamente fuori portata per molti. Quindi, rispolverare opportunità di impresa che coinvolgono anche il mondo pubblico significa prendersi un mercato potenziale rimasto tale solo perché il partner non ha ancora garantito affidabilità e visione strategica. Gestire il progetto in team significa sfruttare i reciproci punti di forza, decidere quanto rischio avere e raccogliere la differenza di investimento con una campagna di crowdfunding (utile anche da verifica preliminare della domanda) oltre che avere la certezza di ottenere le autorizzazioni necessarie.
E per gli enti locali?
Il problema storico degli amministratori è quello di riuscire a ridurre la distanza con i propri amministrati. Riuscire a condividere i progetti di sviluppo è proprio il segnale che le parti hanno trovato un punto di incontro e di coincidenza. L’evidenza di ciò non è teorica, gli amministratori hanno convinto i loro cittadini per cui il mero ruolo di fruitori sta stretto, si diventa perciò soci stessi dell’iniziative e quindi anche controllori della stessa. Tale ruolo attivo è il punto più alto e democratico della partecipazione.
Progetto troppo ambizioso? Forse, ma se abbiamo tutti gli ingredienti perché non provare a verificare se si assimilano come in un piatto di alta cucina?
Il patrimonio pubblico: da problema ad opportunità
Superfluo ricordare lo stato di abbandono del patrimonio pubblico, spesso non solo improduttivo ed espressione di frange di degrado, ma anche catalizzatore di risorse. L’esperienza del mondo privato è invece opposta, in cui il patrimonio è determinante nel ciclo produttivo aziendale.
Allora perché non rendere più agevole l’incontro dei due sistemi, di chi ha il potere di destinazione e chi la capacità di realizzazione e gestione?
Come si sviluppa
L’idea innovativa ed il piano finanziario sono elementi imprescindibili. Chiunque abbia intrapreso un percorso simile ha la possibilità di iniziare un percorso di confronto teso a verificare se l’idea è vincente ed il piano sostenibile. Il progetto ovviamente richiede qualcosa che è nella disponibilità degli altri interlocutori.
L’esempio vincente:
L’imprenditore ha idea di creare la senior housing nel comune di Bellavista: è idea vincente e sostenibile!
L’ente locale ha il progetto urbanistico di destinare il terreno di proprietà comunale a servizi per strutture residenziali: ha creato le condizioni per la valorizzazione del terreno e per l’ottenimento dei permessi ed autorizzazioni!
I cittadini di Bellavista hanno scelto il posto dove vivere anche per la tranquillità e le bellezze naturali da godersi in vecchiaia: non aspettano altro che si creino i servizi!
Manca la scintilla ad innescare il processo!
Il ruolo del consulente
Tutto ciò che è illustrato nell’esempio nella realtà già esiste, non bisogna inventare nulla. La normativa è stata precursore del modello, ha puntato dove era giusto si arrivasse, ma spetta agli operatori applicarla e concretizzarne gli obiettivi che si era prefissa.
Ecco che il ruolo consulenziale, di aiuto alle imprese a cogliere le opportunità che arrivano dal settore pubblico e viceversa, ma anche di rendere consapevoli gli attori che l’obiettivo è raggiungibile.
Si tratta fare un passo oltre le esperienze cui siamo abituati sono ad oggi: la realizzazione e gestione di opere pubbliche in project o le convenzioni urbanistiche hanno rappresentato momenti in cui le prerogative di entrambi i mondi si sono incontrate, ma mai in maniera veramente compenetrante. Si tratta di rendere partecipi i destinatari dei progetti (cittadini utenti/clienti) atraverso gli strumenti del diritto societario o delle partecipazioni pubbliche, con le tecniche finanziarie innovative e trovare punti di equilibrio tra gli interessi non configgenti.