MyGuru è lo strumento che aiuta a risolvere tutti i problemi semplicemente dando loro il giusto peso ed aiutando ad indirizzare i propri sforzi. L’intelligenza artificiale viene messa al servizio dei propri obiettivi, con immediatezza e semplicità, per migliorare la qualità della propria vita.
IDD e Midfid 2
L’Insurance Distribution Directive per il settore assicurativo e la Markets in Financial Instruments Directive per il settore finanziario come si conciliano con il Fintech?
Queste direttive mirano a recuperare quella credibilità che il sistema ha ormai perso, soprattutto in Italia, cercando di far perno sulla qualità e trasparenza nei servizi e puntando contestualmente sull’erogazione di una vera consulenza nella speranza di riuscire a tutelare gli utenti.
Una vera rivoluzione culturale che dovrebbe promuovere la vera consulenza a danno del puro servizio di collocamento dei prodotti. Il che proietta MyGuru in una dimensione olistica e tecnologica sino ad ora inimmaginabile.
Così, mentre le compagnie assicurative e finanziarie investono per cercare di mantenere elevati i loro margini, MyGuru intende servirsi della tecnologia per semplificare la vita all’utente finale.
L’intelligenza artificiale
Come fare convivere la relazione umana di cui è capace il consulente con gli algoritmi che caratterizzano l’AI?
Grazie al suo CRM, che consente una Big Data Analysis ed una Customer Data Base Enrichment, MyGuru sa essere decisamente più efficacie ed è in grado di consigliare con precisione chirurgica la soluzione più adatta per l’utente.
Gli italiani hanno un’ottima propensione al risparmio ma la comprensibile paura (considerato la situazione del Paese) impedisce loro di programmarsi, con la conseguenza che tendono a mantenersi eccessivamente liquidi, faticano ad avere una visione di lungo termine e, dunque, finiscono per rischiare molto e guadagnare poco.
MyGuru aiuta ad acquisire la giusta consapevolezza regalando, con estrema facilità, la possibilità di prendere decisioni autonome con l’aiuto di un Robo. Ciò non impedirà all’utente di potersi poi confrontare eventualmente anche con un Consulente in carne ed ossa.
La ciotola di riso
Un vecchio maestro indiano chiese ad un ragazzino che stava ascoltando i suoi insegnamenti di portargli una ciotola piena di riso. Appena il ragazzino tornò il maestro gli indicò di appoggiare la ciotola sul terreno di fronte a se e osservarla attentamente:
“Ragazzo –disse il maestro– è stato difficile sollevare la ciotola di riso e portarla fin qui?”.
“No –rispose il ragazzo– tutti sono capaci di sollevare una ciotola di riso!”.
“Bene –incalzò il maestro–, allora sollevala!”.
Il ragazzo prese la ciotola con due mani e la alzo a mezz’aria, tenendola sospesa a livello del petto. Dopo pochi istanti fece per appoggiarla, ma il maestro intervenne: “No, tienila sospesa finché non ti chiedo di appoggiarla nuovamente”. Il ragazzo, un po’ stupito, alzò la ciotola e rimase in attesa di ulteriori istruzioni.
Dopo dieci minuti il ragazzino iniziò ad accusare i primi segni di stanchezza: tenere una ciotola sospesa a lungo richiede un certo sforzo e i muscoli iniziavano a risentirne. Passarono altri dieci minuti e ad un certo punto, stremato dallo sforzo, il giovane lasciò cadere a terra la ciotola, rovesciando tutto il riso.
“Vedete –disse il maestro– il peso che dobbiamo sopportare non dipende soltanto dall’oggetto che stiamo sollevando, ma anche da quanto tempo decidiamo di tenerlo sospeso. Questa ciotola di riso è apparentemente leggera, ma il suo peso diventa insopportabile se scegliamo di sollevarla per molto tempo “.
Il ragazzo non capiva il significato di quell’insegnamento , così disse: “Maestro, perché mai dovrei tenere in mano una ciotola di riso per tutto questo tempo, posso mangiare appoggiandola sul tavolo!”. Allora il maestro rispose: “Ogni giorno, ogni uomo su questa terra porta con se un certo numero di preoccupazioni, alcune sono importanti ed hanno un peso rilevante, altre molto leggere. Anche i problemi più insignificanti possono assumere un peso insostenibile se li portiamo con noi a lungo.”
A questo punto l’insegnamento era chiaro, ciascuno determina il peso del fardello che si porta appresso, per il semplice fatto di non essere in grado di liberarsene, di appoggiarlo sul tavolo e dimenticarsene, alleggerendo la propria esistenza.